Come nasce una collezione di moda artigianale?
Se vuoi scoprire come nasce una collezione di moda, in questa seconda e conclusiva parte completeremo il racconto di come realizziamo le nostre collezioni heritage in stile retrò.
Nella prima parte di questo articolo abbiamo visto i primi 4 passaggi passaggi:
- Ricerca
- Individuazione del mood
- L’idea del capo finale
- Ricerca dei tessuti
In questa seconda e conclusiva parte ci occuperemo dei restanti cinque:
- Creazione della cartella colori
- Schizzo e design dei capi
- Realizzazione dei prototipi
- Posizionamento sulle pezze e taglio
- Fasson
- 6. Collaudo
Il workwear style prende molte ispirazioni dal mondo militare
1, la cartella colori
La scelta dei colori che andranno a comporre la collezione è di fondamentale importanza e si ricava pari pari dalla ricerca negli archivi che si trovano anche online. Se siamo fortunati da questi ricaveremo cartelle colori già pronte.
L’alternativa è semplicemente quella di affidarsi alle foto a colori dell’epoca.
Una strada consigliata è quella di munisrdi di libri e volumi in genere dedicati all’epoca su cui stiamo facendo la ricerca.
Generalmente vi troviamo oltre alle foto anche numerose risorse come le grafiche pubblicitarie di confezioni di prodotti, ancora meglio cartellonistica in cui compaiono soggetti vestiti come all’epoca e le consuete foto di oggetti d’uso quotidiano.
Una fonte interessante è sicuramente Vintagedancer.com che vi invita ad iscrivervi alla newsletter settimanale attraverso cui, a seconda del genere e del periodo prescelto, vi invierà articoli dettagliati sia per quanto riguarda lo stile, che i colori.
Da tutte queste sorgenti possiamo ricavare la nostra palette di colori ed eventualmente anche dei tessuti.
2, lo schizzo dei capi
La realizzazione dello schizzo procede su più fasi che si rifanno sempre sia al mood che alla ricerca tecnica, cioè fatta sia sui capi in essere (reali) , sia sulla ricerca fotografica.
Dallo scarabocchio che serve a fissare le idee principali, si passa alla messa a fuoco del fit; cioè delle forme del capo: la vestibilità (over, aderente, a vita alta o a vita bassa, ecc.), alla realizzazione delle sue caratteristiche principali (ad esempio se avrà i bottoni o le zip, se avrà le impunture; cioè le cuciture a contrasto o meno, ecc.).
Via via si passa ai dettagli. Se è un pantalone avrà i passanti larghi o stretti, che disegno caratterizzerà le tasche posteriori, avrà una impuntura singola, doppia oppure addirittura tripla come il nostro Iceman?
2bis, la vettorializzazione
Come nasce una collezione di moda all’interno del reparto grafico? Anche se Spirit of St. Louis produce i propri capi con il metodo artigianale, abbiamo introdotto nel nostro modo di operare anche alcune fasi tecnologicamente e metodologicamente avanzate.
Una di queste è diventata imprescindibile nella moda di oggi, soprattutto nel comparto tecnico come lo sci e la montagna che noi abbiamo adattato al vintage e al heritage: si tratta della vettorializzazione.
Questo processo è la creazione di una sorta di ricalco del disegno definitivo a matita, che si fa con programmi di grafica vettoriale di cui il più noto è Adobe Illustrator.
Ne esistono di altre softwarehouse. Ce n’è persino uno gratuito, perché basato su licenza open source che si chiama Inkscape.
A cosa serve il disegno vettoriale dei capi?
L’importanza di questo passaggio è molteplice; nell’industria serve a facilitare la prototipazione, cioè a creare i modelli di partenza, ma poi rende molto più veloce la colorazione dei modelli sulla base della cartella colore.
Infine servono a creare le schede tecniche destinate alla produzione, nonché per la creazione dei workbook. I workbook sono delle specie di manuali contenenti tutti i dettagli tecnici e commerciali di ciascuna collezione che i venditori utilizzeranno per descrivere i prodotti ai negozianti.
Poter svolgere tutte le attività di progettazione e di realizzazione di una collezione utilizzando dei file vettoriali che sono modificabili in una porzione di tempo infinitesimale rispetto al disegno a mano, fosse anche rielaborato in Photoshop, è un vantaggio notevole che noi di Spirit of St. Louis abbiamo deciso di introdurre nella nostra filiera produttiva anche se lavoriamo con gli artigiani.
3, realizzazione dei prototipi
Come nasce una collezione di moda nella modelleria? Con la scheda tecnica in mano la sartoria creerà i capi campione, ovvero i prototipi, cioè il primo capo che poi fungerà da modello di riferimento per la produzione vera e propria.
La creazione dei prototipi viene fatta dai modellisti e passa attraverso diverse fasi, la prima delle quali è la creazione della tela.
Si tratta del primo prototipo che viene realizzato con una tessuto economico, di solito grezzo, cioè non tinto.
È in cotone canvas che serve giusto a dare la prima impronta al capo.
Una volta realizzata la tela, questa viene fatta indossare da un modello con delle forme armoniche e il più possibile standard a cui farla provare per vedere come gli sta e come se la sente addosso.
Ovviamente dalla carta al tessuto l’abito si porta con sé la teoria che va trasformata in pratica attraverso la modifica di tutti i difetti di cui abbiamo preso nota a mano sulla scheda. Infatti questa fase si chiama sdifettamento.
Di seguito vediamo alcuni dettagli di tele e di note di modifiche da apportare alle tele successive.
In seguito le note potranno essere riportate anche sul file della scheda, per tenerne traccia per le successive verifiche e ulteriori sdifettamenti.
Una volta raggiunta la perfezione avremo ottenuto il capo campione, cioè il prototipo che servirà ai sarti, assieme alla scheda tecnica definitiva, come riferimento per tutta la produzione.
4, posizionamento sulle pezze e taglio
Ovviamente prima di andare dai sarti per la realizzazione della collezione occorre realizzare tutti i pezzi di ciascun capo, perché il lavoro dei sarti sarà quello di cucirli assieme.
I tessuti vengono srotolati sul tavolo del tagliatore il quale seguirà le istruzioni che la modelleria gli avrà consegnato e che fanno riferimento alla disposizione dei vari pezzi all’interno del rotolo di tessuto con il quale verrà realizzato il capo finale.
Questa fase, detta del piazzamento, serve per due ragioni. La prima è che si dovrà cercare di disporre i vari pezzi per avere il minor spreco di tessuto possibile. La seconda è che la modelleria deve calcolare e produrre le sagome di tutti i pezzi sulla base del calcolo delle varie taglie; perché è ovvio che le taglie più grandi avranno bisogno che i vari componenti siano in scala maggiore.
Questi calcoli, così come i pezzi risalenti alla creazione del capo campione, vengono fatti da dei software appositi che poi mandano in stampa su plotter i disegni dei vari pezzi che vengono stampati su un rotolo di carta.
Sulla base di questo il tagliatore realizza tutti i pezzi dei capi, suddivisi per taglia.
5, Fasson
La fasson altro non è che la creazione della collezione finale. È il confezionamento delle serie, cioè delle ripetizioni di ciascun capo.
Le serie possono essere piccole o grandi; di solito dipende da quanto tessuto abbiamo per la realizzazione di ciascun modello.
Occorre prima accordarsi sullo spessore e sul colore dei fili da utilizzare sia per le cuciture nascoste che per quelle a vista, in modo che, per quando sarà il momento di iniziare il lavoro di sartoria, tutto sia pronto.
I sarti cuciranno assieme i vari pezzi che servono a creare un pantalone dopo l’altro.
Gli si porterà quindi tutto il lavoro prodotto dal tagliatore, le schede tecniche e il prototipo di riferimento, che in questa fase prende il nome di capo staffetta.
Si chiama così perché diventa il capo che passa di mano in mano tra i modellisti e i sarti affinché durante la produzione – dovessero verificarsi degli inconvenienti o sorgere dei dubbi – il capo staffetta fungerà da riferimento anche per eventuali ripensamenti e modifiche minori.
Abbiamo realizzato la nuova collezione, che ci viene consegnata in varie tranches, man mano che gli artigiani hanno prodotto delle quantità.
Prima della consegna però avviene una fase fondamentale che si chiama collaudo.
6, Il collaudo
Il collaudo prevede l’analisi, fatta capo per capo, sulla tenuta delle tasche e dei bottoni, l’apertura degli occhielli ma, soprattutto, dall’eliminazione di tutti i fili che spuntano qua è là dalle varie cuciture.
Si va di forbicina da sarto e si effettua la pulizia di tutte le imperfezioni che sono normale routine.
Ora la collezione è pronta per essere stirata e poi presentata a te che hai deciso di acquistare un capo Spirit of St. Louis.
Ecco come nasce una collezione di moda di Spirit of St. Louis
Abbiamo cercato di essere più sintetici possibile per non annoiarti con minuziosi dettagli. Se sei giunto qui senza aver letto la prima parte del racconto, clicca qui in basso.
Leggi la prima parte di questo articolo.
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